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14 Novembre 2025
LA GENTE DEI CAMPI IN BILICO TRA EUROPA E GUERRE DEL CIBO
Condividiamo l’intervento integrale della presidente regionale Letizia Cesani pubblicato il 13 novembre sul quotidiano Il Tirreno.
Un’analisi ricca di spunti di riflessione, lucida e cruda, sull’incapacità dell’Europa di ascoltare e di fare marcia indietro rispetto a scelte e direzioni che non faranno altro che renderci ancora più fragili e dipendenti da Paesi terzi.
Un’Europa che, da faro, rischia di diventare – se già non lo è – vassalla in un contesto geopolitico sempre più complesso e instabile.
"Senza contadini in Europa non si governa: parto dal lascito dell’ultimo forum internazionale dell’agricoltura e dell’agroalimntare promosso dalla nostra associazione svoltosi a Roma, dove, il confronto ed dibattito serrato con i principali decisori istituzionali italiani ed europei hanno confermato la necessità di far fare retromarcia alla commissione Von der Leyen relativamente suo scellerato disegno di tagliare i fondi della Pac agli agricoltori per destinarli al riarmo. Non entro qui nel merito dell’opportunità di parlare di riarmo invece che di difesa, ma mi limito ad analizzare il dato: l’unificazione delle risorse della pac e quelle della coesione in un unico fondo si traduce in una riduzione netta, stimiamo il 20%, delle risorse da destinare all’agricoltura: un colpo di spugna sulla storia che ha originato ed orientato la stessa Comunità europea dal 1957 ad oggi; una decisione incomprensibile anche paragonandola agli attuali scenari mondiali dove potenze come Cina, India, Brasile e Stati Uniti investono risorse nello sviluppo e nella competitività dell’agricoltura come strumento geopolitico mentre l’Europa arretra quando dovrebbe aumentare le sue produzioni alimentari per non dover dipendere dagli altri mercati. Un approccio passivo e autolesionista che ci ha costretto a subire i dazi americani, un colpo duro per tante imprese agricole della nostra regione, rilegandoci ad un ruolo di spettatori sullo scacchiere commerciale mondiale. Il cibo è la vera arma strategica di un Paese, l’Europa questo pare non averlo ancora compreso o peggio ancora dimenticato. Ed è l’aspetto più preoccupante considerando la sua storia; come noi la pensano il 76% degli italiani preoccupati per gli effetti che la riduzione degli investimenti avrebbe sulla sicurezza alimentare aprendo di fatto, come conseguenza diretta, un’autostrada ai cibi artificiali e alle importazioni selvagge di alimenti di scarsa qualità.Il 2026 sarà decisivo per questa discussione. Coldiretti è in mobilitazione permanente e se ci sarà bisogno torneremo a Bruxelles, o in qualunque altra sede utile, per difendere gli interessi dei nostri agricoltori che poi sono i medesimi dei cittadini. E’ chiaro che non siamo d’accordo e come noi la pensano il 76% degli italiani preoccupati per gli effetti che la riduzione degli investimenti avrebbe sulla sicurezza alimentare aprendo di fatto, come conseguenza diretta, un’autostrada ai cibi artificiali e alle importazioni selvagge di alimenti di scarsa qualità. L’accesso al cibo e la sua produzione sono la vera sfida del prossimo futuro, il mantenimento della democrazia passa infatti dalla salvaguardia della sovranità alimentare: le popolazioni affamate durante il conflitti israeliano palestinese, testimoniamo come il cibo in mano a pochi oligarchi sia elemento di controllo delle nazioni, sono i contadini, produttori diffusi di cibo, il vero baluardo della democrazia e della pace.
Un altro tema importante, al centro del nostro Forum, è stato l’impiego, in campo e nei processi produttivi, delle nuove tecnologie e soprattutto dell’intelligenza artificiale. Ci devono spaventare tutte queste novità? No, non devono ma dobbiamo renderle fruibili al maggiore numero di imprese senza perderne il controllo. Investire tanto, velocemente. Da questo upgrade dipende una pezzo importante della capacità del nostro settore di essere competitivo, di aumentare la produttività, di ridurre i costi ed ottimizzare l’uso di risorse sempre più preziose come l’acqua. La spinta decisiva alla transizione digitale dell’agricoltura arriva soprattutto dai giovani, nativi digitali che hanno molta più confidenza rispetto ai loro genitori o alle generazioni che li precedono nell’utilizzare con disinvoltura App, sensori e macchinari che aiuteranno le loro imprese ad essere più performanti. In Toscana questa rivoluzione è già in atto: ci sono 400 nuove imprese under 40, una buona parte delle quali di prima generazionale, che stanno riscrivendo con fiducia ed ottimismo il futuro delle campagne spesso nelle aree cosiddette minori semplicemente perché poco popolate o montane. Un segnale di fiducia che non dobbiamo tradire bensì sostenere facilitando la loro crescita e mettendole nelle condizioni di sfruttare tutte le opportunità della multifunzionalità in ambito agricolo collaborando in sinergia con gli enti locali".

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