Alla frontiera del Brennero per mostrare il tanto falso made in Italy che entra in Italia. Folta partecipazione pistoiese alla due giorni di Coldiretti.
Ciarrocchi: tanto reddito sottratto agli agricoltori e meno qualità in tavola
83% italiani chiede stop a prodotti stranieri senza regole. Al via la raccolta di firme per ottenere più trasparenza
Anche patate che dalla Germania arriveranno in Calabria, migliaia di cosce di maiale dirette in varie regioni italiane e autobotti di latte, latticini già italianizzati nei nomi e tuorli d’uovo in contenitori da 1 metro cubo. E poi fiori dal nord Europa, avocado prodotti in Sudafrica ma esportati dalla Moldavia, grano, pere, patate e tanti prodotti ortofrutticoli di origine estera destinati ai mercati e alle aziende nostrane che li faranno diventare, come per magia, prodotti italiani.
Questo ed altro si è visto al Brennero nel corso della prima giornata della manifestazione di Coldiretti con diecimila agricoltori, guidati dal presidente nazionale Ettore Prandini, che tra oggi e domani saranno alle frontiera per difendere la salute dei cittadini e il reddito delle aziende dall’invasione di cibo straniero che finisce spesso sulle tavole spacciato come italiano.
Folta la presenza pistoiese, dalla Montagna, alla Valdinievole e al Pesciatino, dal Montalbano alla Piana, guidata dal direttore di Coldiretti Pistoia Francesco Ciarrocchi: “una testimonianza che non abbiamo mai interrotto il nostro impegno contro il falso made in Italy che erode il reddito delle nostre aziende agricole, che producono rispettando standard qualitativi e sopportando costi elevati, al contrario dei produttori di falso made in Italy. Ci conforta però il dato della sempre maggior consapevolezza degli italiani rispetto al problema”.
Anche perché latticini, insaccati, olio, ortaggi, frutta, fiori la cui provenienza è dubbia sono una piaga per le aziende agricole ed una minaccia per la salute dei cittadini sempre più disorientati. E così oltre otto italiani su 10 (83%) chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro. E’ quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa al Brennero.
Ed è partita anche la raccolta di firme per una legge europea di iniziativa popolare sull’obbligo di etichettatura dell’origine di tutti i prodotti in commercio, Coldiretti punta a smascherare il fenomeno degli alimenti importati e camuffati come italiani grazie a minime lavorazioni, rivedendo il criterio dell'ultima trasformazione sostanziale.
Ma la raccolta di firme, che potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly, punta anche a mettere finalmente in trasparenza – continua Coldiretti - tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani e includono alimenti simbolo a partire dal pane. Su pagnotte e panini non vige, infatti, l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato, come accade per la pasta. E lo stesso vale per tutti i derivati come biscotti, fette biscottate crackers e simili.
Del tutto anonimi anche i legumi in scatola, magari venduti in confezione con colori o segni che richiamano l’italianità – rileva Coldiretti – così come le confetture di frutta o di verdura trasformata, come marmellate e sottoli.
Niente etichetta d’origine anche per ortaggi e frutta di IV Gamma e noci e pistacchi sgusciati, per i quali dovrebbe però aprirsi uno spiraglio dal prossimo anno, né per carne di coniglio e di cavallo. Restano inoltre completamente anonime le portate sui menu dei ristoranti.
“Dobbiamo dire basta alla concorrenza sleale, fermare i cibi contraffatti che passano dalle frontiere e dai porti europei – ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - La nostra mobilitazione, in continuità con il lavoro fatto a Bruxelles in questi mesi, prosegue a difesa del reddito degli agricoltori e a salvaguardia della salute dei cittadini”.