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23 Marzo 2012
FALSO MADE IN ITALY. PRIMO SUCCESSO, COLDIRETTI RINGRAZIA I 20 COMUNI. IL SILENZIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO

Ora è ufficiale anche la Provincia di Pistoia approverà (il 3 aprile prossimo) la delibera per il Made in Italy, aggiungendosi alle 20 amministrazioni comunali che avevano già provveduto. Una spinta forte quella che le istituzioni pistoiesi hanno dato alla battaglia contro i falsi prodotti agroalimentari 'di Stato', che ha avuto un primo importante risultato il 15 marzo scorso, in occasione di una manifestazione a Roma (sotto i palazzi della politica).
Coldiretti Pistoia ha ringraziato le istituzioni con una lettera (vedi sotto), partecipando loro il risultato della battaglia che ha visto il forte contributo della provincia, con un piccolo grande neo: all'appello manca l'organismo preposto allo sviluppo del tessuto produttivo locale, la Camera di commercio.

La vittoria. La Simest, di cui il Governo italiano detiene il 76% del capitale, ha venduto la partecipazione che aveva in Lactitalia, azienda che produce formaggio in Romania, chiamandolo pecorino. facendo concorrenza anche ai prodotti toscani. Un passo avanti, ma il percorso di mobilitazione continua ancora, fino a quando Governo e Parlamento non si impegneranno a vietare per legge il finanziamento pubblico di prodotti realizzati all’estero che imitano il vero Made in Italy. Comportamento che porta posti di lavoro all'estero, sfruttando la tradizione e la qualità che la lingua italiana evoca nei consumatori di tutto il mondo, l'Italian sounding.

Ringraziamenti. “Grazie a tutte le istituzioni pistoiesi che hanno contribuito ad eliminare un po' di masochismo 'di Stato'. Oggi il pecorino a latte crudo pistoiese, solo per fare un esempio, non potrà subire la concorrenza fonetica (Italian sounding) di un formaggio chiamato pecorino prodotto in Romania da una società partecipata indirettamente, fino a qualche giorno fa, dal Governo italiano”.
Sono le parole di Riccardo Andreini, presidente di Coldiretti Pistoia, che hanno accompagnato la lettera aperta che Coldiretti ha inviato ai comuni provinciali che hanno approvato una delibera a difesa del Made in Italy agroalimentare. Ben 20 dei totali 22 comuni, oltre alla Provincia: Sambuca P.se, Marliana, Piteglio, Pieve a Nievole, Lamporecchio, Buggiano, Monsummano Terme, Pescia, Abetone, Cutigliano, San Marcello P.se, Serravalle P.se, Ponte Buggianese, Uzzano, Massa e Cozzile, Larciano, Agliana, Chiesina Uzzanese, Quarrata, Montale. Solo i comuni di Pistoia e Montecatini non hanno deliberato.

Il silenzio della Camera. Gli organi rappresentativi della provincia hanno aderito in massa. Manca all'appello proprio quell'organismo che ha il fine istituzionale di favorire lo sviluppo del tessuto produttivo locale, la Camera di commercio. Il cui nome per esteso è: Camera di commercio, industria, artigianato e AGRICOLTURA di Pistoia, che in questi mesi si è guardata bene dal prendere in considerazionela delibera per il Made in Italy, sottoposta alla sua attenzione da Coldiretti. Al contrario il 31 gennaio scorso ha ospitato un incontro che aveva come protagonista la Simest. “Un atteggiamento che denota un disinteresse per uno dei settori che compongono il suo nome: l'AGRICOLTURA -commenta Francesco Sossi, direttore di Coldiretti Pistoia-. Come se il comparto primario fosse la cenerentola dell'economia provinciale”.
“In due parole, -continua Sossi- la nostra Camera non ha approvato un documento che diceva: siamo contrari a che lo Stato finanzi attività all'estero che 'usurpano' nomi di tipicità italiane. É come se un'azienda cinese producesse un veicolo di nome FERRARI ed il Governo italiano la finanziasse. È questo l'assurdo del caso Simest-pecorino rumeno (o salumi calabresi, o altro ancora). È questo che la Camera di commercio di Pistoia non ha preso in considerazione. Ci auguriamo che quanto prima la Camera di commercio, industria, artigianato e AGRICOLTURA valuti ed approvi la delibera a favore del vero Made in Italy, al pari degli unici due comuni provinciali che ancora non lo hanno fatto, Pistoia e Montecatini. Un atto che rafforzerebbe ulteriormente il contributo fattivo che la provincia fornisce ad una battaglia sacrosanta”.

LETTERA APERTA A SINDACI, CONSIGLI COMUNALI E PROVINCIALI

Finalmente ha vinto il buonsenso.
La vittoria, sancita dalla cessione da parte della SIMEST delle quote di partecipazione in Lactitalia, società che produce in Romania i formaggi che fanno concorrenza ai prodotti toscani, la dobbiamo anche a Voi amministratori.
Vi ringraziamo di avere creduto e condiviso la nostra battaglia per la difesa del vero made in Italy; di aver adottato delibere per denunciare le operazioni di sostegno all’Italian sounding da parte di Simest; di essere scesi in piazza, con gonfaloni e fasce tricolori, al fianco degli agricoltori e dei consumatori che, nella giornata del 15 marzo scorso, a Roma, hanno dato vita a una grande e partecipata manifestazione.
Al termine dell’iniziativa la buona notizia: è infatti arrivato l’annuncio atteso: ''Simest ha portato a conclusione la procedura di partecipazione alla società dalla quale è uscita con la cessione delle quote dando piena adesione al rafforzamento del contrasto all'italian sounding e alla diffusione del made in Italy, cosi come indicato dalla direttiva del Ministero dello sviluppo economico.
La direttiva di recente emanazione prevede infatti la revoca di partecipazioni deliberate, qualora le imprese pongano in essere pratiche commerciali in grado di indurre in errore i consumatori, anche nei mercati esteri, circa l'origine italiana dei prodotti commercializzati, sia attraverso elementi specifici dei prodotti stessi che del relativo packaging.
Il risultato raggiunto è importante per non precludere alle nostre imprese agricole le opportunità di crescita e per non ingannare i consumatori che devono poter sempre valutare la convenienza e la qualità dei prodotti che acquistano.
Abbiamo fatto un passo avanti ma il percorso di mobilitazione continua ancora, fino a quando non otterremo dal Governo e dal Parlamento un impegno forte e deciso a vietare per legge il finanziamento pubblico di prodotti realizzati all’estero che imitano il vero Made in Italy.
Con la certezza di poter contare ancora sulla Vostra convinta adesione alle azioni che continueremo a promuovere per combattere ogni forma di delocalizzazione delle produzioni, aggravata dall’uso improprio del “marchio Italia” che danneggiano il Paese, fa perdere occupazione e svilisce il valore del Made in Italy autentico, costruito con sacrifici da generazioni di imprenditori e lavoratori.
Cordiali saluti.

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