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15 Ottobre 2014
Necci, lo snack made in Pistoia è diventato rarità

Anche quest'anno il neccio pistoiese sarà una rarità. La produzione di castagne è ridotta all'osso dal cinipide, un insetto killer che ha falciato del 90% la quantità di raccolto. E i violenti temporali di questi giorni non migliorano la situazione. Il neccio tradizionale pistoiese è un sano 'snack' da servire accompagnato da ricotta, che piace anche ai bambini, una tradizione a rischio.
I castagni sono l'albero d'alto fusto più diffuso sulla montagna pistoiese e i castagneti ossigenano l'aria e prevengono frane e dissesti del territorio, ma il cinipide e il clima fatto di frequenti e devastanti scrosci d'acqua, aumenta il rischio abbandono. In provincia di Pistoia rischiano circa 1500 ettari di castagneto da frutto, funestati dal cinipide da 10 anni; 21 mila, invece, gli ettari complessivi nel pistoiese di boschi di castagno, compresi cedui, ecc. (dati provincia, basati sull'ultimo inventario regionale disponibile).
A risentirne oltre al reddito dei produttori, e a cascata di mulini, forni e pasticcerie, è la nostra dieta che in questo periodo si arricchisce degli elementi nutritivi che una volta era la base dell'alimentazione sulla montagna pistoiese.
Qualcosa sta cambiando, l'azione degli insetti antagonisti (Torymus sinsensis) che distruggono le uova del cinipide iniziano a produrre effetti, ma siamo solo all'inizio. "I produttori stanno cercando di tenere bassi i prezzi della farina di castagne pistoiese -dichiara Vincenzo Tropiano, direttore di Coldiretti Pistoia-, per evitare che la tradizione venga spazzata via da prodotti provenienti dall'estero”.
I produttori si ritrovano con perdite del raccolto, anche del 90%, ed il prezzo della farina di castagne inevitabilmente è aumentato negli ultimi anni, “da 6 a 9 euro al chilogrammo”, spiega Sonia Vellutini, produttrice di San Marcello Pistoiese, che come da tradizione usa il metato per essiccare le castagne prima di portarle al mulino. I metati sono costruzioni rustiche nei pressi dei luoghi di raccolta: sul pavimento arde un fuoco lento che secca le castagne poste su un'impalcatura di legno.
“Occorre che le istituzioni valorizzino l'attività dei produttori -continua Tropiano- che mantengono i castagneti e le tradizioni, senza praticamente guadagnare nulla. In attesa di tempi migliori va riconosciuto loro un premio in denaro per ogni ettaro di castagneto da frutto". Coldiretti sta lavorando affinché questo venga previsto nel prossimo Piano di sviluppo rurale, in via di definizione in Toscana.

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