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19 Maggio 2021
Per non lasciarle morire. APICOLTORI PISTOIESI NUTRONO LE API

Il clima pazzo lascia le api senza nettare  

COLDIRETTI PISTOIA. Resistono 470 operatori e 8500 alveari: un miracolo

Il clima pazzo ha sconvolto le fioriture e ridotto alla fame le api. Anche a Pistoia gli apicoltori sono costretti a nutrirle con sciroppi e panetti di candito a base zuccherina. Le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare, a causa delle basse temperature che hanno danneggiato i fiori. Un disastro per i circa 470  produttori pistoiesi, tra operatori professionali e hobbisti. È l’allarme lanciato da Coldiretti Pistoia in occasione della giornata mondiale delle api istituita dall’Onu, che si festeggia il 20 maggio a livello planetario.

Nel pistoiese l’inverno con temperature sopra la media, il gelo con temperature sottozero nel mese d’aprile, a cui sono seguite nella nostra provincia tante giornate di pioggia e vento che hanno duramente compromesso la filiera del miele, “con i produttori pistoiesi costretti a spendere soldi per evitare di ritrovarsi nelle arnie mucchi di api morte –spiega Coldiretti Pistoia-. Produzione compromessa nel periodo di massima attività per le api, impegnate altre a produrre miele anche nella preziosa opera di impollinazione di tante colture”.

Le elaborazioni Coldiretti Pistoia, su dati Usl Centro Toscana, dicono che gli alveari censiti in provincia di Pistoia sono circa 8500, numero che negli ultimi anni non ha subìto variazioni di rilievo. “È quasi un miracolo, che dimostra la straordinaria passione per un patrimonio che dà benefici a tutto l’ambiente da parte degli apicoltori professionali, alle prese negli ultimi anni col clima ‘pazzo’, varroasi ed altre piccole e grandi calamità per la biodiversità”.

Le difficoltà delle api, infatti, sono un pericolo grave per la biodiversità. In media una singola ape –precisa la Coldiretti– visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. Un ruolo fondamentale considerato che –evidenzia la Coldiretti- dall’impollinazione dalle api dipendono, in una certa misura, ben 3 colture alimentari su 4. E l'impollinazione operata dalle api è fondamentale anche per la conservazione del patrimonio vegetale spontaneo.

La crisi delle api rappresenta un danno ambientale ed economico in una situazione in cui – sottolinea Coldiretti - la svolta salutista degli italiani per effetto della pandemia Covid ha spinto all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nel 2020. Ma sugli scaffali dei supermercati italiani - evidenzia Coldiretti - più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero a fronte di una produzione nazionale stimata pari a 18,5 milioni di chili nel 2020. Proprio per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.

In Italia – precisa la Coldiretti – esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele in Italia ci sono 1,6 milioni di alveari curati da circa 70mila apicoltori dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo.

Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

 

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