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7 Novembre 2012
Ungulati. Stop a cinghiali e cervi in pianura. Zone classificate a densità zero, lo siano effettivamente

 L'eccesso di ungulati è un problema per tutta la Toscana, ma a Pistoia cervi e caprioli in pianura possono compromettere il settore che tiene a galla l'economia della provincia, il florovivaismo. “Senza provvedimenti risolutivi, in poco tempo, cervi, caprioli faranno parte della fauna della piana pistoiese, al pari delle volpi -spiega Vincenzo Tropiano, direttore di Coldiretti Pistoia-. A differenza delle volpi, però, un cervo può devastare un vivaio anche molto esteso in poche ore. E continuando a proliferare, presto vedremo cinghiali e altri ungulati direttamente nei centri urbani”.
Ungulati a passeggio sulle strade statali, che gironzolano nelle campagne della montagna, in collina ed in pianura. Sembra un fatto ordinario, ma non lo è. Ritrovarsi alle porte di Pistoia un cinghiale, o nella prima collina un cervo che attraversa la Porrettana (SS64) o la statale 66 è pericoloso per la circolazione stradale e danneggia pesantemente le produzioni agricole.
Si susseguono le segnalazioni dei danni nei campi dei produttori agricoli pistoiesi, in alcuni casi la presenza di ungulati non compromette solo il raccolto stagionale, ma danneggia gli impianti strutturalmente: vivai, vigneti e uliveti possono subire danni riparabili nel tempo e con grossi investimenti.
“Muretti a secco o ulivi secolari, vivai anche in pianura sono da anni danneggiati dalla presenza eccessiva di ungulati come cinghiali, caprioli o cervi -spiega Tropiano-. Le contromisure sono del tutto inadeguate: i risarcimenti alle imprese agricole sono insufficienti a coprire i danni e, soprattutto, tutti i piani di controllo messi a punto sono risultati inefficaci a ridurre il fenomeno”.
A rendere inefficace la pianificazione è anche la confusione normativa, a cominciare dall'ambiguo ruolo dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). La legge assegna all'Ispra un ruolo puramente consultivo. Gli enti locali chiedono il parere all'Ispra, senza essere obbligati ad osservarne pedissequamente le indicazioni. E invece “nel concreto, è l'Ispra a dettare legge -continua Tropiano-. L'ambiguità del suo ruolo genera contenziosi davanti ai Tar e di fatto rende inutile ogni tentativo degli enti locali di ricondurre il fenomeno dell'eccesso di ungulati alla fisiologia. Occorre che le zone classificate a densità zero di selvaggina, lo siano effettivamente. È obbligo degli enti pubblici locali (e non solo) agire in questo senso. Coldiretti da parte sua metterà in campo tutta la propria esperienza per aiutare i soggetti coinvolti a percorrere la strada obbligata della densità zero”. 

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